Sacchetti, pannolini, posate biodegradabili… ora alla lista si aggiungono anche i cellulari. Liberarsi dal petrolio e suoi derivati per avere un ambiente più pulito è una necessità. È in questa ottica che nasce l’idea di sostituire l’uso di plastiche dannose, inquinanti, non riciclabili e soprattutto costose (e lo saranno sempre di più a causa dell’esaurimento delle riserve petrolifere), con le bioplastiche. Inquinare meno e risparmiare di più. Ecco l’idea dei telefonini biodegradabili.
Un modello è proposto da Gert-Jan van Breugel con il suo Bamboo. Prende il nome proprio dalla composizione del suo case, fatta da plastica biodegradabile ottenuta dal mais e bambù. Il telefonino potrà essere gettato nella spazzatura come una normale buccia di banana, dopo che si saranno tolte batteria e componenti elettroniche. Difatti l’involucro si disintegrerà qualche settimana dopo essere stato buttato. In vista del risparmio energetico molto interessante è la possibilità di ricaricare la batteria del cellulare con una manovella, azionandola per poco tempo per effettuare una chiamata di breve durata.
Casa Samsung propone due prototipi: W510 e F268. Entrambi composti da plastiche biodegradabili estratte prevalentemente dal grano e mais, ed esenti dalla presenza di metalli pesanti quali: mercurio, piombo e cadmio. Il modello W510 sarà privo di derivati del petrolio mentre il modello F268 non sarà composto da bromuro e pvc.
Produzione della bioplastica troppo costosa? Nemmeno la produzione della plastica normale è economica, però con gli attuali aumenti del costo del petrolio ci si può aspettare in un futuro non molto lontano pc, monitor, stampanti e quanti altri prodotti hightech tutto composto prevalentemente da bioplastiche.