risarcimento

Truffa Western Union, come chiedere il risarcimento

C’è tempo fino a lunedì 12 febbraio 2018 per poter chiedere il risarcimento  alla Western Union, il servizio di money transfer che è stato utilizzato nel corso degli anni passati anche per truffare ignari consumatori.

La Western Union è un servizio di money transfer utilizzato in tutto il mondo per farsi spedire spedire denaro, ma nel corso degli anni è stato anche utilizzato da truffatori che l’hanno usato per farsi spedire soldi da sconosciuti semplicemente cambiando la loro identità.

Tasse universitarie troppo alte, risarcimenti

 Giovani e meno giovani studenti universitari, tenetevi forte. Stavolta la notizia non é di quelle che richiedono una sedia per evitare di cadere tramortiti a terra. Piuttosto potrà farvi balzare dalla gioia. Sì, perchè se avete pagato troppe tasse, potrete ottenere un risarcimento. O almeno questa é la strada che apre una sentenza del Tar di Milano: l’Università di Pavia dovrà risarcire tutti i propri studenti per aver aumentato le tasse, nell’anno accademico 2009-10, oltre il limite previsto dalla legge e rifondere all’associazione universitaria Udu le spese di giudizio. L’università lombarda dovrà risarcire gli studenti aprendo così la strada alla concreta possibilità di ricorsi a catena.

Vacanze rovinate: i consigli ADOC

  Ogni anno aumentano i turisti che si lamentano di aver subito qualche danno durante le vacanze, specie quando ci sono di mezzo aeroporti e bagagli smarriti. Mentre l’estate volge

Sanzione per Gruppo Mediaset, rimborso per gli abbonati

Se pochi giorni vi abbiamo informati sulle offerte di Mediaset Premium, oggi, invece, vi parliamo della brutta aria che tira in casa Mediaset in merito ad alcuni rimborsi, ottima notizia per gli abbonati. L’Antitrust ha difatti sanzionato, con una multa pari 130 mila euro , la RTI, società controllata dal Gruppo Mediaset. La società è accusata di aver attuato pratiche commerciali scorrette legate ad una modifica dei programmi televisivi che, a seconda del tipo di abbonamento, faceva anche aumentare il contributo mensile di 2 o di 4 euro. Questa pratica, come se non bastasse, è avvenuta ad insaputa dell’abbonato, o meglio, tramite il silenzio-assenso, secondo quanto riportato dal Movimento Consumatori.

Obesità, sospetti sul farmaco sibutramina

L’obesità, a livello medico, è una delle tante piaghe del nostro Paese. Milioni sono le persone che ne soffrono, e altrettante quelle che cercano di rimediarvi, per non andare incontro ai vari problemi che conseguono dall’eccesso di grasso, fra cui quelli cardiaci. Esistono in commercio numerosi farmaci antiobesità, ma non tutti fanno bene alla nostra salute, anzi, concorrono ad aggravare patologie già esistenti o a crearne di nuove. Dal gennaio di quest’anno,  farmaci  antiobesità, contenenti sibutramina, sono stati tolti dal commercio di tutta Europa  a causa del rischio di infarto e ictus connesso alla sua assunzione. I rischi supererebbero i benefici derivanti dal farmaco, perciò la sibutramina non sarà più vendibile fino a quando non verrà dimostrato davvero il contrario. In Italia la sibutramina è stata somministrata attraverso la vendita di farmaci come Ectiva e  Reductil (entrambi dell’azienda farmaceutica Abbott).

Parmalat, nuovi risarcimenti

 Il crac Parmalat è stato il più grande scandalo di bancarotta fraudolenta e aggiotaggio perpetrato da una società privata in Europa. Nonostante le difficoltà finanziarie dell’azienda fossero rilevabili già fra gli anni ottanta e gli anni novanta, la crisi in cui versava la società venne scoperta solo alla fine del 2003. Nel momento in cui venne alla luce il crack finanziario di un’importante società come la Parmalat, si stimò un buco lasciato dall’azienda pari a 7 miliardi, ma successivamente si scoprì che l’ammontare del debito si aggirava in realtà intorno ai 14 miliardi di euro, il doppio.

Sky-Life solo su richiesta, pronto risarcimento da parte di Sky

Ve ne avevamo già parlato qualche tempo fa ed oggi il tribunale di Roma ha riconosciuto le ragioni degli abbonati a Sky ricorsi contro l’emittente per la distribuzione della rivista “Sky-Life”. Con l’accoglimento delle istanze raccolte dal Movimento Consumatori, con l’intervento dell’Unione Nazionale Consumatori, il colosso della TV a pagamento è stato infatti condannato a restituire, a oltre quattro milioni di abbonati, i costi del mensile per un totale di 32 milioni di euro.

Per chi si fosse perso il fattaccio, la vicenda risale ai primi mesi di quest’anno quando Sky con un comunicato, dichiarava che dal primo marzo la rivista, in passato denominata “SkyMagazine” e inclusa nel pacchetto abbonamento, avrebbe comportato un ulteriore costo di 0,40 o 0,90 euro a numero per tutti gli utenti che non avessero disdetto il servizio.

Il Codacons chiede 52 euro a contribuente di risarcimento per la “storia” dei redditi online

L’avevamo gia anticipato qualche giorno fa ed oggi si conferma, infatti il Codacons ha fatto una richiesta di risarcimento di 20 miliardi di euro, da distribuirsi tra i 38 milioni di contribuenti italiani , 52 euro circa per ciascuno di essi. Nella istanza si chiede inoltre il sequestro degli elenchi, anche attraverso l’oscuramento dei siti che ancora lo offrono in visione gratuita o a pagamento. Davvero molto interessante l’analisi del presidente del Codacons, Carlo Rienzi:

“Laddove si tratti di redditi di soggetti che in vario modo sono alimentati da danaro pubblico o comunque destinati a finalità pubbliche – ha dichiarato Rienzi – è sicuramente ammissibile l’accesso alla denuncia dei redditi e la sua pubblicazione . Ad esempio tutti i redditi degli addetti e dirigenti pubblici, compresi i componenti degli organi elettivi come Comuni, Regioni, Camera e Senato, pagati con danari dei cittadini sono accessibili a chi ne faccia richiesta. Lo stesso per i dirigenti degli enti pubblici, e delle società concessionarie come la RAI , Ferrovie, Acea, Poste e di qualsiasi altro ente che eroghi un servizio pubblico universale pagato dai cittadini o con una parte dei danari dei cittadini.”

Redditi online? Perché non far causa all’Agenzia delle Entrate?

Si è fatto in grande parlare della pubblicazione online dei redditi. Il garante per la Privacy a mio avviso giustamente ha chiesto uno stop alla diffusione su internet dei dati delle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti a cura dell’Agenzia delle entrate. “Per tale forma di diffusione sussistono allo stato evidenti e rilevanti problemi di conformità con il quadro normativo in materia”.

Il Garante ha quindi deciso di chiedere formalmente e con urgenza ulteriori delucidazioni all’Agenzia e l’ha invitata a sospendere nel frattempo la diffusione dei dati in Internet. Intanto le associazioni dei consumatori Adoc e Codacons stanno valutando la possibilità di chiedere un risarcimento danni all’Agenzia delle entrate per chi si ritenesse leso nei suoi diritti dalla pubblicazione del proprio reddito.