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Da ieri via al decreto sulla sicurezza degli impianti

Ieri è entrato in vigore il decreto che riordina la normativa sulla sicurezza degli impianti. Il decreto obbliga il venditore a garantire la conformità degli impianti ed a consegnare all’acquirente i relativi documenti. Se però l’acquirente vuole, può comprare l’immobile con gli impianti non a norma esonerando però il venditore dalla prestazione di garanzia e dalla documentazione che certifica la regolarità degli impianti. Quindi nel decreto 37 non emerge nulla che obblighi la messa a norma degli impianti che non sono conformi alla legge, ne tanto meno il regolamento ministeriale impone di vendere solo immobili che siano in regola.

Va comunque detto che se il venditore garantisce impianti a norma, che poi non si rivelano tali, il compratore può pretendere dal venditore il risarcimento del danno che l’acquirente subisce per effettuare la messa a norma. Nei casi più gravi (si pensi a un fabbricato che sia inagibile), il compratore potrà addirittura pretendere la risoluzione del contratto. Se come detto quindi l’acquirente decide di comprare ugualmente l’immobile pur sapendo che gli impianti non sono a norma, il venditore è tenuto a stilare un contratto in cui viene chiarito che: gli impianti non sono conformi alla legge, l’eventuale adeguamento degli impianti è a spesa dell’acquirente, l’utilizzo di un immobile con impianti non a norma è rischioso per l’acquirente e per l’incolumità proprio e per quella delle persone che ci dovranno vivere o lavorare, per l’integrità inoltre dell’immobile stesso e delle cose in esso contenute.

Mozzarella di Bufala: ecco la lista dei sequestri e dei controlli

L’allarme bufala sta facendo crollare i consumi, si stima in un 80 per cento circa con perdite per il settore di 30 milioni di euro. E mentre il Codacons annuncia una class action a difesa della mozzarella di bufala il CODICI ricorda che la produzione di mozzarelle di bufala è di circa 33 mila tonnellate, con un fatturato di oltre 300 milioni di euro e che questo si traduce in lavoro per circa 20mila famiglie.

La Federconsumatori aveva richiesto la lista dei prodotti e dei produttori coinvolti, lista che nella giornata di ieri è stata resa pubblica. Ed è sopratutto la provincia di Caserta, seguita a ruota da quella di Napoli, l’area dove si sono concentrati i sequestri ed i controlli da parte del Noe, su direttiva della Direzione distrettuale antimafia appunto, per accertare la presenza o meno di diossina nelle mozzarelle di bufala.

Parmalat: contratto d’acquisto delle obbligazioni non è valido

Buone notizie per tutti i consumatori che avevano investito i loro soldi nei bond Parmalat e poi sono rimasti truffati. Secondo il tribunale di Bologna la vendita di titoli Parmalat non è valida, quindi annullando le vendite ha obbligato l’istituto di credito a rimborsare non solo l’investimento ma anche gli interessi legali e le spese di causa. Lo rende noto la Confoconsumatori, affermando che il tribunale ha riconosciuto che gli acquirenti erano stati indotti all’acquisto di questi titoli senza informazioni complete e comunque carenti.

Per dirla meglio, la banca aveva venduto delle obbligazioni Parmalat, senza aver specificato che si trattava di titoli emessi da Parmalat Finance Corporation B.V., e non da Parmalat spa, una società straniera appartenente al gruppo Parmalat e la quale situazione finanziaria era ben conosciuta dalle banche. Per di più l’emissione dell’obbligazione non era accompagnata da nessun prospetto informativo che secondo il Testo Unico Finanziario è obbligatorio e che fornisce all’acquirente tutte le informazioni per comprendere la natura ed il rischio dell’acquisto che sta effettuando.

Milano: risparmiare sulla spesa alimentare

Milano è per antonomasia una delle città più care d’Italia e per cercare di cambiare questa situazione il Comune e la Coldiretti hanno proposto la creazione di un outlet del cibo, dove coniugare qualità e prezzi abbordabili. In questo posto si possono trovare verdure carni latte e derivati prodotti in loco e a prezzi davvero molto concorrenziali.

Un idea che potrebbe far risparmiare molto tempo ai consumatori, che non sarebbero più costretti a navigare da un supermercato all’altro alla ricerca del prezzo migliore. Si stimano in più di 10 mila i consumatori che già da qualche tempo fanno la spesa nei mercati all’ingrosso della città, dove prima si potevano trovare solamente verdura, pollo e pesce, e da poco è possibile comprare anche della carne.

Codacons: l’Italia è un paese in recessione

E dopo le poco piacevoli vacanze pasquali, almeno per il sottoscritto costretto a casa con l’influenza, si torna alla dura realtà sulla situazione economica italiana. Questa volta con i dati Istat che dimostrano un paese che nonostante le vendite al dettaglio risultino in aumento e in grave recessione.

Almeno a quanto afferma il Codacons, che ricorda che apparentemente le vendite nel primo mese dell’anno sono aumentate del 1 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Ciò riguarda sia i prodotti alimentari, con un 1,5 per cento, che non, con uno 0,7 per cento.

L’uovo di cioccolato quanto ci costa?

La tradizione del dono di uova ebbe inizio prima della nascita del Cristianesimo: già fra i Persiani, infatti, era diffusa la tradizione dello scambio di semplici uova di gallina all’avvento della stagione primaverile, seguiti nel tempo da altri popoli antichi quali gli Egizi, i quali consideravano il cambio di stagione una sorta di primo dell’anno, i Greci e i Cinesi. Spesso le uova venivano rudimentalmente decorate a mano. In tempi più recenti l’uovo di Pasqua maggiormente celebre e diffuso è il classico uovo di cioccolato, la cui diffusione è stata probabilmente incentrata nell’ultimo secolo.

Molto probabilmente avete già aperto le uova di Pasqua o le avete già date ai vostri figli, e come detto più volte in questo periodo pre-pasquale dietro queste uova di cioccolato c’è moltissima speculazione, in quanto l’uovo di per se costa poco. Analizziamo in questo articolo cosa fa lievitare il prezzo dell’uovo, grazie ad una ricerca dell’Unione nazionale dei consumatori.

Provincie: buco nero per i conti dello Stato

Interessante il rapporto dell’Eurispes riferito all’anno 2006 da cui si evince che se si abolissero le provincie, lo stato(quindi noi consumatori) otterrebbe un risparmio di 10,6 miliardi di euro all’anno. Infatti è emersa una spesa complessiva di 13 miliardi di euro, di questi il 18,3% è rappresentato da spese per i redditi da lavoro dipendente, il 28,4% da consumi intermedi, il 22,3% da investimenti fissi lordi ed il 31% da tutte le altre voci di spesa.

Se il personale delle province venisse redistribuito in altri uffici amministrativi o in istituzioni locali ci sarebbe, come detto un risparmio di 10,6 miliardi. Nelle ultime due decadi, la voce spesa, delle Amministrazioni pubbliche ha visto un aumento che è passato dai 185 miliardi di euro del 1986 ai 680 miliardi di euro del 2006, con un tasso di crescita medio annuo del 13,4%, mentre nello stesso periodo le spese delle Amministrazioni pubbliche sono aumentate al ritmo medio del 10,5% all’anno, passando da 241 a 746 miliardi di euro.

Allarme diossina per le mozzarelle di bufala e per il latte

Dopo l’articolo di Ecologiae, osserviamo l’allarme diossina tra gli allevatori di bufale e operatori del mercato della mozzarella, c’è anche un inchiesta in Campania che vede indagate 109 persone. Il tutto è partito da un indagine su un clan attivo nel Casertano, per poi giungere al sequestro di caseifici e allevamenti, dopo la scoperta di valori di diossina superiori alla norma.

Ora si attendono i risultati delle analisi sui campioni prelevati dall’Istituto zooprofilattico sperimentale di Portici (Napoli) e portati nei laboratori per le diossine di Teramo. Ma non è finita qua, oltre a quantità massicce di mozzarelle, passatemi il termine avvelenate, sono state trovate fialette di anabolizzanti e di ormoni della crescita. Resta ancora da accertare se c’è una responsabilità di Asl e dei relativi comuni interessati. Un aspetto preoccupante riguarda il fatto che, dopo quelli sulle discariche, erano sbagliati anche i controlli sul latte. E questi errori avrebbero portato a sottostimare la presenza di diossina.

Dopo le uova di Pasqua, rincari in vista per il tipico pranzo pasquale

Brutte notizie per tutti gli italiani che non vogliono rinunciare alla tradizione del tipico pranzo pasquale. Infatti stando ai calcoli dell’Unione nazionale consumatori costerà circa il 40 per cento in più rispetto al 2001. Infatti considerando i tassi d’inflazione, nel 2008, per una tavolata di otto persone, si spenderanno circa 161.81 euro, contro i 134.54 del 2004 e i 115.3 del 2001.

Una differenza non indifferente di quasi 50 euro. Un rincaro un pò generale per tutti i principali “protagonisti” del pranzo pasquale. I rincari maggiori sono per i carciofi (il cui prezzo è raddoppiato rispetto al 2001) per le uova di cioccolato (+38.46 per cento), per l’agnello (+33.33 per cento), per le colombe (+33 per cento), senza dimenticare vino, spumante e pasta fresca (+30-40 per cento).

In aumento il mercato dei farmaci generici

Buone notizie per i consumatori, secondo l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) per la fine del 2008 il mercato dei farmaci generici vedrà un aumento del 25 per cento. “Se la previsione si avverasse, ci vedrebbe più che soddisfatti”, dice la responsabile dell’Osservatorio Farmaci & Salute per il Movimento consumatori, che ha commentato appunto i dati diffusi dall’Aifa.

Aggiungendo che “Il traguardo del 25 per cento sarebbe importante perché siamo convinti che il generico sia una risorsa per il Sistema sanitario nazionale. Ricordiamo che la Nimesulide, di cui si vendono milioni di pezzi al giorno, costava circa 11,50 euro prima della scadenza del brevetto e oggi meno di 2,60 euro.

Le lotterie improvvisate nei locali pubblici sono una truffa

Avete presente quelle lotterie che s’improvvisano in locali pubblici, e che permettono di partecipare all’estrazione di un uovo di pasqua dopo l’acquisto di un biglietto? Bene queste lotterie possono essere un inganno per il consumatore ed in alcuni casi un illegalità bella e buona.

Lo dice il Codacons che ha analizzato questi cosiddetti concorsi a premi. Per prima cosa è stato scoperto che il biglietto per partecipare costa mediamente 3 euro in tutta Italia (con picchi di 5 euro nei bar più prestigiosi) mentre l’uovo di cioccolato in palio ha un peso in media di circa quattro chili, quest’ultimo costa all’esercente non più di 50 euro.

Da aprile ancora più disagi per chi utilizza il treno

Già viaggiare in treno di per se è un avventura, considerando la sporcizia, i ritardi, i treni non molto comodi, ma per i pendolari che scelgono il treno come mezzo di trasporto si prevedono tempi molto bui. Infatti dal 31 marzo prossimo scadono i vari contratti di servizio tra regioni e Trenitalia, e stando alle associazioni dei consumatori, per i viaggiatori ci saranno disagi già a partire da aprile, con nuovi tagli dei treni e una qualità (un parolone per le ferrovie italiane) al ribasso.

In Italia, secondo uno studio del Censis, i pendolari che si muovono utilizzando il treno spendono circa un quarto (540 euro contro 2.265) di chi utilizza l’automobile, quindi tutti noi vorremo utilizzare il treno ma ciò non è possibile data la mancanza di una rete capillare e comunque se ci dovessimo basare, su quello che ci dicono chi lo utilizza regolarmente non lo useremmo comunque.

Disponibile il bonus per gli incapienti

E’ disponibile il modulo per richiedere il bonus incapienti, per tutti coloro non lo hanno ottenuto dal sostituto d’imposta e non si è tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi. La domanda andrà presentata ad un Caf che poi provvederà a versare la cifra che vi spetta direttamente sul vostro conto corrente. La domanda va presentata dal 2 maggio al 31 luglio.

Ma a chi spetta il bonus? Questo è riconosciuto a tutti i contribuenti la cui imposta netta del 2006 è uguale a zero. Il bonus riguarda esclusivamente chi ha redditi da lavoro e i pensionati e viene riconosciuto anche per ciascuno dei familiari che ha avuto a suo carico.

I medici generici? Non un esempio di efficienza

I medici vengono criticati sempre più spesso, infatti tra le maggiori lamentele sui medici di medicina generale e i pediatri sono quelle sulla indisponibilità o irreperibilità, con a volte sospetti su errori terapeutici e diagnostici.

L’ennesima denuncia arriva dal rapporto Pit Salute, elaborato da Cittadinanzattiva-Tribunale dei diritti del malato. Per quel che riguarda i medici di base, nel 2007 si è registrato un aggravamento dei casi di indisponibilità e irreperibilità, passati dal 15,8 per cento del 2006 al 23,1 per cento del 2007. A seguire, come altri problemi segnalati dai cittadini, si trovano la mancanza d’informazioni (19,7 per cento), il rifiuto di prescrizioni (14,5 per cento) e la malpractis (13,7 per cento).