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Aumenti Vodafone di luglio, come recedere senza costi

Pessime notizie per i clienti Vodafone: a partire dal prossimo 28 luglio 2019, l’azienda prevede i nuovi, ennesimi aumenti.

Sono previsti infatti aumenti mensili di 1,98 euro su alcune determinate offerte: l’aumento non coinvolgerà tutti i clienti in modo indiscriminato, ma solo alcuni, ma in ogni caso, i clienti interessati dall’imminente rimodulazione stanno già ricevendo una comunicazione e avranno almeno la possibilità di poter recedere dall’offerta senza penali. 

Codacons, è raffica di aumenti dal 1 luglio 

È raffica di aumenti a partire dal 1 luglio 2019: lo denuncia il Codacons che elenca l’uno dopo l’altro i rincari previsti per i prossimi mesi passando dalle bollette di luce ai telefoni, dai titoli di viaggio per il trasporto pubblico fino alla tassa sui rifiuti. 

Insomma si preannunciano mesi difficili per i consumatori. 

Benzina e gasolio, tornano gli aumenti

Si riaffacciano gli aumenti di benzina e gasolio: dopo qualche settimana di tregua i prezzi dei carburanti tornano a salire in seguito al rialzo delle quotazioni internazionali dei prodotti raffinati che sono aumentate. 

I maggiori incrementi di prezzo poi si registrano sopratutto in merito al gasolio come messo in evidenza dalla dalla rilevazione di Staffetta Quotidiana. 

Da stamane Eni, IP, Italiana Petroli e Tamoil hanno aumentato di un centesimo al litro i prezzi consigliati di benzina e gasolio. 

Vodafone lancia nuove aumenti, come recedere

Ci risiamo: Vodafone non si accontenta e lancia nuovi, ennesimi aumenti per alcuni dei suoi clienti.

Dopo gli aumenti scattati dal 3 agosto 2018, scatteranno anche ulteriori aumenti anche per altre offerte tra cui Special 3 Gb che si ritroveranno a dover sostenere un aumento di 1,99 euro.

Vodafone cerca di placare gli animi offrendo minuti illimitati sia in Italia sia all’estero, nell’Unione Europea, come accaduto con gli altri rincari, ma dal 3 settembre scatteranno altri aumenti.

Benzina, continuano i rialzi

Non accennano a placarsi gli aumenti del carburante

Non accennano affatto a placarsi i rialzi dei prezzi dei carburanti alla pompa, mai così alti come da quattro anni a questa parte. Tutta colpa del Brent che arriva quasi vicino agli 80 dollari al barile viste anche le tensioni su Venezuela e Iran.

In ogni caso, prezzi così alti non si erano visti dall’autunno del 2014 come conferma anche la consueta rilevazione di Staffetta Quotidiana che informa come Eni abbia aumentato di un centesimo al litro i prezzi consigliati di benzina e di gasolio.

Ing Direct, gli aumenti dal 1° luglio 2018

Pessime notizie per i clienti di Ing Direct, che fino a questo momento poteva vantare di essere uno dei pochi conti in circolazione a costo zero: a partire dal 1° luglio 2018 verranno automaticamente attuate delle modifiche alle condizioni economiche che verranno riportate nel documento di sintesi e saranno relative al conto corrente arancio ed i suoi servizi.

Gli aumenti arrivano in vista dell’entrata in vigore del  Regolamento dell’Unione Europea numero 751/2015 del 29 aprile 2015, ed ecco nel dettaglio gli aumenti la modifica delle condizioni contrattuali conto arancio.

Rimodulazioni e aumenti Vodafone, come fare la disdetta

Ormai è ufficiale: la Vodafone ha annunciato che dal prossimo 27 maggio 2018 scatteranno le rimodulazione per alcune offerte mobili prepagate. In sostanza, i clienti Vodafone con offerte ricaricabili attive di ritroveranno a dover far fronte a una serie di aumenti che potranno variare da 0,69 Euro fino a 1,49 Euro. 

Un adeguamento causato, si giustifica Vodafone, in vista delle mutate condizioni di mercato e della necessità di poter continuare a garantire la stessa qualità dei servizi offerti fino a questo momento.

Non è neppure detto che tutti siano indiscriminatamente interessati dall’aumento visto che tutti i clienti che subiranno gli aumenti verranno informati via sms. 

Wind e Tre Italia, ritorno alla bolletta mensile con risparmio

Wind e Tre Italia fanno marcia indietro, almeno in parte. Le due compagnie telefoniche sono tornare a partire da ieri, 5 aprile, alla fatturazione mensile ogni 30 giorni dando addio alle quattro settimane come stabilito dalla  Legge 4 dicembre 2017 numero 172. Fino a pochi giorni fa era stato anche confermato l’aumento del 8,6% su base mensile, in atto fin dallo scorso anno con l’introduzione della bolletta ogni 28 giorni.

E se le compagnie continuavano a ribadire che l’aumento annuale non ci sarebbe stato una volta sparita la tredicesima fattura, per i consumatori e le associazioni era stato facile intuire che la tredicesima bolletta sarebbe stata di fatto ridistribuita sulle restanti 12 mantenendo l’aumento dell’8.6%. 

Amazon Prime, gli aumenti in Italia

Pessime notizie per gli utenti di Amazon, ma in particolare per gli utenti che utilizzano Prime, il servizio di spedizioni veloci e gratuite. 

L’abbonamento annuale di Prime infatti è destinato ad aumentare notevolmente passando dagli attuali 19,99 euro attuali a 36 euro al mese, andando a costare in pratica circa 3 euro al mese.

Resta invariata anche la possibilità di poter usufruire dell’accesso ai film e alle serie tv di Prime Video, ma l’aumento praticamente è stato annunciato a ridosso della sua applicazione stessa e che diventerà effettivo a partire dal 4 aprile 2018 per le nuove iscrizioni e dal 4 maggio per le persone che sono già iscritte. 

Sky, gli aumenti con la tariffazione mensile

Con il ritorno della tariffazione mensile, scattano anche gli aumenti: la stessa cosa si verifica anche con Sky, che, in virtù della Legge 172/2017, a partire dal 1 aprile 2018, tornerà alla fatturazione mensile dei pacchetti rispetto alla fatturazione (ancora attualmente di quattro settimane, pari a 28 giorni).

Al link diretto della variazione contrattuale vengono confermate le diverse modalità della fatturazione: il costo dell’abbonamento non cambierà e sarà lo stesso applicato dal 1 ottobre 2017 con una fattura mensile che verrà calcolata mantenendo il costo fisso previsto e dividendolo per le dodici diverse mensilità.

Tim, scattano gli amenti per i costi di attivazione delle nuove offerte

Pessime notizie per i consumatori visto che piovono aumenti da parte della Tim. E la compagnia telefonica sembra essere solo la prima di una lunga serie di aziende che aumentano certamente i costi per far fronte a quanto previsto dal Governo che ha imposto agli operatori telefonici di tornare alla fatturazione mensile di 30 giorni (e non 28) o multipli di essa. 

Intanto con l’obbligo di tornare alla fatturazione mensile, la Tim cerca di rientrare aumentando a partire dalla giornata di oggi, domenica 17 dicembre, i costi di attivazione delle nuove offerte telefoniche. 

Netflix, scattano gli aumenti

Dal 2015 fino a questo momento Netflix non aveva mai aumentato il prezzo degli abbonamenti, ma le cose stanno per cambiare. Anche la popolare piattaforma di streaming online si accinge ad aumentare i prezzi confermando che i ritocchi interesseranno non solo gli Stati Uniti, ma anche molti paesi europei, tra cui Italia, Francia, Germania e Regno Unito.

A partire dal 9 ottobre scatteranno gli aumenti per i nuovi clienti.

L’abbonamento Base, che consente di usare un solo dispositivo e vedere film e serie in qualità ridotta senza HD, continuerà a costare 7,99 euro al mese.

Tim, scattano gli aumenti di 1,90 euro: come recedere

Pessime notizie per i clienti Tim: da oggi, domenica 3 settembre, alcuni clienti si ritroveranno davanti a un sostanzioso aumento di tariffe pari a 1,90 euro in più ogni quattro settimane.

È previsto l’aumento del canone, ma è previsto anche un aumento dei minuti e dei gigabyte di internet in 4G.

A essere interessate dell’aumento sono i piani Tim Special Voce e Tim Young XL Powered. 

Inflazione in aumento: stangata da 1000 euro annui a famiglia

 Un po’ ce lo aspettavamo: rincari sulle accise della benzina, ICI, Irpef, eventuale aumento dell’IVA al 23% e quanto altro ancora si é inventato l’attuale governo per cercare di salvare le casse dello Stato prossime alla deriva. Sì, perchè come sappiamo, secondo il trattato di Maastricht il rapporto tra il disavanzo pubblico annuale e il PIL non deve superare il 3%, il rapporto tra il debito pubblico lordo e il PIL non deve superare il 60 % e via dicendo. Se non ci é dato sapere con precisione a quanto ammontino i debiti di quello che una volta era chiamato il Belpaese, di una cosa siamo certi: che le casse statali stanno messe davvero male.