Il rene ci depura dalle scorie metaboliche e ha una funzione regolatrice del contenuto di acqua e di sali nel corpo, regola la pressione sanguigna e la produzione di globuli rossi da parte del midollo osseo. Il sangue passa attraverso i reni e viene ripulito. Ogni giorno i reni filtrano circa 190 litri di liquidi e li riassorbono tutti, eccetto 1-2 litri che sono eliminati con le urine. Noi abbiamo due reni, ognuno dei quali costituito dal nefrone, una formazione tubulare lunga circa 3-3,5 centimetri. Ogni rene riceve grosse quantità di sangue dall’arteria renale (ramo dell’aorta) e, dopo averlo filtrato, lo reimmette nella vena renale che confluisce nella vena cava.
Tornano gratuiti i prodotti aproteici per i malati cronici di reni. La giunta regionale del Lazio ha cancellato un precedente decreto del commissario Elio Guzzanti che aveva spostato a pagamento i prodotti alimentari necessari ai malati di insufficienza renale. Esattamente Dal 1 dicembre 2009 nel Lazio il prof. Elio Guzzanti, Commissario Straordinario per la Sanità della Regione Lazio, nominato dal Governo Berlusconi, aveva infatti sospeso l’erogazione dei prodotti alimentari aproteici ai pazienti con insufficienza renale cronica a carico del Servizio Sanitario Nazionale (decreto n. 76 del 2009). Sicuramente la notizia non è stata un bene per i malati: bisogna considerare che un chilo di pasta senza proteine costa poco meno di 13 euro e il latte viene pagato fino a 23 euro al litro.
Era un provvedimento inaccettabile – afferma Giuseppe Scaramuzza, segretario regionale di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato – perché, seppur con tante difficoltà burocratiche i malati avevano buona parte degli alimenti gratuiti. Poi arrivò il decreto che mise in difficoltà circa 10mila malati nel Lazio che hanno assoluto bisogno di mangiare cibi senza proteine per sopravvivere.
Così viene ristabilito un sacrosanto diritto, quello di erogare gratuitamente i prodotti aproteici per i pazienti con insufficienza renale cronica – ha concluso Scaramuzza -. In questi tre mesi i pazienti sono stati costretti a costi a dir poco esorbitanti. Tutto questo è avvenuto per un puro approccio economicistico ai bisogni dei pazienti.