Da un po’ di tempo e da più parti ventila la possibilità di liberalizzare i saldi (noi stessi ve ne abbiamo parlato qualche tempo fa) facendo decadere l’obbligo da parte dei commercianti di rispettare le date imposte nei mesi di luglio e gennaio. Attualmente in Italia la liberalizzazione dei saldi è stata ufficializzata nella sola Provincia autonoma di Trento, grazie alla modifica della legge provinciale 4/2000, ma di fatto fra le numerose promozioni offerte dagli esercenti e il proliferare di outlet, spacci e stockhouse, i saldi tutto l’anno forse sono già diventati realtà.
Nessun problema (quasi) se non fosse che spesso a spingerci all’acquisto a prezzi più o meno stracciati è tutt’altro che la necessità, che pure esiste, di risparmiare. Spesso infatti, assicurano gli esperti, lo shopping a prezzi contenuti è solo una sfida, un gioco che diverte e gratifica. Sarebbe dunque per questo motivo che in tempo di saldi ci rechiamo a far compere con le amiche, solo in apparenza animati dalla volontà di risparmiare qualcosa (seppure in buona fede) e ci ritroviamo così con gli armadi, e non solo, pieni di robaccia inutile che a ben vedere non avremmo mai comprato a prezzo pieno.
D’altra parte Ellen Shell, ricercatrice alla Boston University ci ha scritto un saggio dal titolo “Cheap: l’alto costo della cultura dello sconto”. Secondo la studiosa statunitense risparmiare non è importante di per sè, lo diventa perchè comprare al prezzo che riteniamo più basso ci regala un senso di vittoria. Lo stesso vale, credo, per gli acquisti che facciamo su internet, primi fra tutti quelli attraverso le aste on line.
Cosa fare allora per sfuggire alla tentazione di cadere in un gioco che rischia di diventare perverso? Meditare? O forse, ancora meglio, inventare un altro gioco in cui vince solo chi non compra o compra solo ciò che gli occorre.