Interessante il rapporto dell’Eurispes riferito all’anno 2006 da cui si evince che se si abolissero le provincie, lo stato(quindi noi consumatori) otterrebbe un risparmio di 10,6 miliardi di euro all’anno. Infatti è emersa una spesa complessiva di 13 miliardi di euro, di questi il 18,3% è rappresentato da spese per i redditi da lavoro dipendente, il 28,4% da consumi intermedi, il 22,3% da investimenti fissi lordi ed il 31% da tutte le altre voci di spesa.
Se il personale delle province venisse redistribuito in altri uffici amministrativi o in istituzioni locali ci sarebbe, come detto un risparmio di 10,6 miliardi. Nelle ultime due decadi, la voce spesa, delle Amministrazioni pubbliche ha visto un aumento che è passato dai 185 miliardi di euro del 1986 ai 680 miliardi di euro del 2006, con un tasso di crescita medio annuo del 13,4%, mentre nello stesso periodo le spese delle Amministrazioni pubbliche sono aumentate al ritmo medio del 10,5% all’anno, passando da 241 a 746 miliardi di euro.
Ma sono le Provincie italiane, le più sprecone di tutti, infatti solo in alcuni anni le Province italiane sono state in grado di soddisfare pienamente il proprio fabbisogno finanziario. Con tasso di crescita medio annuo del 16,6% (+2,7% rispetto alle entrate), le spese delle Province sono più che quadruplicate, fino a toccare, nel corso del 2006, i 13 miliardi di euro.
Negli ultimi anni l’indebitamento è cresciuto dai 500 milioni di euro del 2001 ai 2 miliardi di euro del 2006. La voce di spesa che ha contribuito maggiormente all’aumento del fabbisogno finanziario delle Amministrazioni provinciali è quella degli investimenti fissi lordi. Nel corso di soli sette anni, dal 2000 al 2006, questi ultimi sono, infatti, aumentati di 1,3 miliardi di euro, registrando un preoccupante tasso di crescita dell’87,9%.