Ogni anno il governo italiano provvede ad emanare un decreto flussi, che riguarda i cittadini di tutti quei Paesi con i quali sono in corso degli accordi specifici e tramite il quale si procede alla regolarizzazione dei lavoratori stranieri. Purtroppo sono ancora molti gli italiani che preferiscono optare per il lavoro in nero pur di non dover andare incontro ai contributi, ma la regolarizzazione è sempre la via migliore per chi decide di avere una colf o una badante in casa.
La domanda di regolarizzazione per colf e badanti riguarda i servizi domestici e i rapporti di lavoro subordinati, deve essere presentata direttamente dal datore di lavoro, che ha due possibilità: per i cittadini dei Paesi convenzionati (Albania, Algeria, Bangladesh, Egitto, Filippine, Gambia, India, Moldavia, Niger, Nigeria, Pakistan, Perù, Senegal, Somalia, Sri Lanka, Tunisia e Ucraina) dal 31 gennaio dell’anno in corso, mentre per i Paesi non convenzionati la domanda è presentabile dal 2 febbraio.
Il tipo di contratto che il datore di lavoro richiede, dipende anche dal livello del suo reddito: la capacità economica del datore di lavoro deve essere almeno il doppio della retribuzione annua, che va a sua volta sommata ai contributi da versare. Esistono degli obblighi anche da parte del lavoratore extracomunitario, che deve avere rispondere a determinati requisiti per essere assunto: in primis, non deve essere mai stato espulso e in secondo luogo, conta molto la fedina penale. Reati come il favoreggiamento della prostituzione o il traffico di stupefacenti, impedirebbero di fatto la regolarizzazione.
I contributi da versare per la badante potranno essere deducibili ai fini della dichiarazione dei redditi, il datore di lavoro può detrarre il 19% delle spese per questo motivo fino ad un importo massimo di 2.100 €.
Quando si assume una badante con un contratto di collaborazione, il contratto andrà regolarmente registrato e l’assunzione andrà denunciata all’INPS e all’INAIL e se la badante vivrà in casa, avrete 20 giorni di tempo per segnalare la sua presenza presso l’anagrafe comunale.