Secondo lo studio reso noto nei giorni scorsi dalla Confcommercio i consumi quest’anno caleranno dell’1,9%, mentre nel 2008 sono calati soltanto dell’1%. Codacons non rimane impassibile di fronte a questi dati e chiede ai commercianti di abbassare i prezzi per permettere a tutti di acquistare, anche in periodo di crisi. Codacons quindi invita Confcommercio a trarre le dovute conseguenze dalla situazione emersa. Se la domanda è in calo, i commercianti farebbero bene a mettere un freno all’aumento dei prezzi.
Per il Codacons, dopo gli aumenti ininterrotti dal 2002 ad oggi, ci sarebbe spazio per un calo immediato dei prezzi di almeno il 20%. Solo con una consistente riduzione dei prezzi, infatti, i consumi potrebbero risalire e la gente ritornare a fare acquisti.
Parlando di numeri il Codacons chiede che i commercianti abbassino subito i prezzi di almeno il 20%, mentre Adusbef e Federconsumatori non si accontentano e chiedono a Confcommercio di tagliare i prezzi di almeno il 40%. Le treassociazioni infatti Affermano che
occorre sollecitare le famiglie ad effettuare compere che oggi non ci sono per il caro prezzi. Solo con una consistente riduzione dei prezzi i consumi potrebbero risalire e la gente ritornare a fare acquisti.
Secondo il dato reso noto nei giorni scorsi dall’Istat, nel mese di luglio 2009 l’indice nazionale dei prezzi al consumo è stato pari a zero rispetto al mese di giugno. In particolare la spesa per alimenti ha registrato un calo dello 0,3 rispetto a giugno.
A pesare sul 2009 – afferma il Codacons – saranno, pero’, non i rialzi futuri, ma la crescita di prezzi che c’e’ stata nel corso di tutto il 2008, che finira’ per determinare un aumento del costo della vita di 299 euro a famiglia, nonostante ora si preveda un periodo di stabilita’ dei prezzi, sia per il calo del costo del grano che per quello dell’elettricita’. Interessante la voce comunicazioni, che sarebbe stata in calo di 16 euro se non ci fosse stato l’aumento del canone Telecom da 12,14 a 13,40, 1,26 euro al mese che, con Iva, determinano un incremento di 18,14 euro su base annua. All’interno della voce Altri beni e servizi spiccano le banche che, evidentemente per rifarsi della crisi, aumenteranno di 28 euro il costo dei servizi finanziari (i mutui sono esclusi dalla voce, essendo un’estrapolazione dei dati Istat).