L’estate è ormai inoltrata e tra non molto per milioni di famiglie italiane inizierà il tormentone caro-scuola: anche quest’anno infatti le spese per i libri e il corredo scolastico promettono di infliggere l’ennesimo colpo al loro budget già traballante. E, quel che è peggio, a nulla possono neppure i provvedimenti governativi presi per arginare il fenomeno. Almeno così sembra.
Infatti, secondo quanto emerso da un’indagine di Altroconsumo, una scuola italiana su due non rispetterà il tetti di spesa massimi per la dotazione libraria stabiliti dal Ministero della Pubblica Istruzione per l’anno scolastico 2008-2009. L’indagine, svolta nell’ambito dell’iniziativa “Boicotta il caro-vita”, ha riguardato tutto il territorio nazionale ed ha coinvolto 276 scuole in 21 città italiane. Fra le città dove si “sfora” di più Roma (con il 67% delle scuole che non rispetterebbero il limite stabilito), Milano, Napoli e Palermo.
Ma cosa fare per difendersi dal caro-libri? Certamente non possiamo limitarci a subirlo passivamente. Per questo motivo Altroconsumo invita tutte le famiglie italiane interessate a consultare il sito dell’Associazione Italiana Editori (AIE) dove sono disponibili gli elenchi dei libri adottati presso ciascuna classe di ciascun istituto scolastico e verificare di persona che la spesa necessaria per acquistarli tutti sia nei limiti previsti.
Se così non fosse, e il tetto massimo previsto viene superato almeno del 10%, sul sito di Altroconsumo potrete trovare una lettera-tipo da inviare al Ministero della Pubblica Istruzione e all’Antitrust per segnalare l’accaduto. Allo stesso modo, sul sito è disponibile la tabella dove troverete indicati i tetti di spesa massimi per ciascuna tipologia di istituto scolastico (scuole medie e superiori).
Giriamo quindi volentieri a tutti voi l’invito della lodevole e battagliera associazione di consumatori. Uscire fuori dal gregge e diventare consumatori attenti e, perchè no, puntigliosi è forse uno dei modi migliori per salvaguardare le nostre, già risicate, finanze. E poi lo studio non era un diritto?
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