Come vivere un anno con 1500 dollari

di Redazione 3

Vi ricordate di Kath Kelly, l’insegnante inglese autrice del libro “How I lived on just a pound a day”? La Kelly balzò agli onori delle cronache lo scorso settembre proprio grazie all’esperienza raccontata nel suo libro, ovvero essere riuscita a vivere per un anno intero spendendo una sola sterlina (poco più di un euro) al giorno.

Oggi a lanciare una sfida analoga è una famiglia del New Hampshire. Avete letto bene, una famiglia, perchè se la Kelly tentò, e riuscì, nell’impresa da single, i coniugi Heather e Bourne Spooner pensano di poterlo fare addirittura con due figli a carico, di cui uno in età prescolare. Il loro obiettivo è infatti quello di vivere un anno intero spendendo solo 1500 dollari, cifra con la quale sperano di poter mangiare, vestirsi e addirittura lavarsi.

Come pensano di spuntarla sono loro stessi a raccontarlo giorno dopo giorno sul loro blog. E udite udite sono convinti di riuscire nell’intento cenando in casa tutte le sere (addirittura!) e, da veri eroi, cucinando solo con ingredienti già a loro disposizione o acquistati grazie a sconti e offerte.

Ma non è tutto! Per ben cinque giorni al mese vivranno senza neppure spendere un cent, i cosiddetti giorni a costo zero (chissà se si rendono conto che questo aspetto della loro impresa riuscirebbe solo se staccassero completamente acqua e corrente!).

Per fortuna i nostri impavidi consumatori di cibi scontati e pasti consumati in casa davanti a un televisore che a rigor di logica dovrebbe rimanere spento, ammettono di avere da parte una riserva di denaro (non vogliono certo vivere in maniera poco dignitosa!) e che la loro è una sfida per sensibilizzare altri al risparmio più che una reale impresa per tentare di mettere da parte del denaro di cui hanno davvero bisogno, aggiungiamo noi.

Riusciranno i nostri eroi a sopravvivere spendendo solo 1500 dollari in un anno senza attentare alla salute propria e dei propri pargoli? Ma no che non lo faranno. E meno male!

Commenti (3)

  1. Non è questione di riuscirci, ma di provarci.
    Ho smesso di frequentare persone che piangevano miseria e poi spendevano e spandevano soldi in serate a fare vita sociale, shopping, acquisti totalmente futili. Passare le serate a casa? Si può, chi l’ha detto che per divertirsi bisogna per forza andare a rimbambirsi in giro per locali e ristoranti? E si può tagliare su tante altre cose.

  2. Ma certo Elena che è possibile risparmiare tagliando il superfluo…allora noi di Guadagno che ci stiamo a fare qui? ; )

    Il mio tono è un po’ ironico perchè cenare tutte le sere in casa e comprare solo prodotti scontati è una cosa che milioni di famiglie italiane fanno normalmente senza clamore. La sfida lanciata da questa famiglia americana mi sembra piuttosto solo un tentativo, di cui sinceramente non sentivo il bisogno, di guadagnarsi un quarto d’ora di notorietà.

    Con due figli piccoli pensano davvero di poter vivere un anno intero spendendo solo 1500 dollari? Rinunceranno alla macchina, all’acqua calda, alla luce e al telefono?

    Quante famiglie italiane vivono con un reddito bassissimo? Tutta la loro vita è una sfida continua, ma non vanno in tv per questo….

    Ciao!

  3. io ho 35 anni e non sono mai stata una frequentatrice di locali,
    posso contare le volte che sono entrata in un bar o ristorante, non sono antisociale ma da sempre le cose le abbiamo organizzate e vissute in famiglia, a casa.
    questo, per ciò che riguarda lo spendere quando si ha voglia di uscire
    (anche se in questo caso, ne risentirebbero le tasche di coloro di vivono
    lavorando nel campo della ristorazione e del turismo)
    perchè si io sono sempre stata del parere che si comprano troppe cose inutili
    e poi si piange perchè quelle che risultano realmente neccessarie no si riesce a comprale,
    io provengo da una famiglia molto dignitosa dove l’unico stipendio di mio padre, molto basso, doveva bastare per cibo, vestiti, scuola, casa e per costruirci la casa che è crescuta con noi, poco a poco i soldi che molte altre famiglie avrebbero speso per andare a cenare fuori o per prendersi un caffè al bar, (pretendendo poi che fosse il comune a pagarli l’affitto della casa e le bollette,) la mia famiglia quei soldi gli ha sempre spesi per per non dover chiedere niente a nessuno, per non dovere gravar sulle casse dello stato o delle associazioni di beneficienza, istituzioni alle quali si appoggiano molti che non sanno grestire i propri soldi, che non sanno cucinare e comprano i “quattro salti in padella” già pronti o che al bambino per la scuola le comprano merendine già pronte e per niente sane spendendo più del doppio che potrebbero se si dedicassero a preparare qualcosa in casa.
    e potrei continuare così ancora per molto.
    certo l’esperienza della famiglia Spooner sarebbe interessante da osservare, ma il blog è stato rimosso…………
    io penso che dobbiamo ropensare un po a tutta la struttura consumistica della società in cui viviamo, perche se tu eri abbiatuato a prenderti un caffè al bar tutte le mattine e adesso non lo fai più perchè preferisci o sei costretto a spendere quei soldi in altre cose, è anche vero che chi lavora vendendo caffè
    avrà delle grosse perdite alla fine del mese e a sua volta non potrà comprare…… e la catena non finsce più, la nostra società è strutturata sulle basi del consumismo e in tempi di crisi coloro che lavorano nel superfluo sono probabilmente i più danneggiati (anche se , vivo a Barcelona, leggevo sul giornale che le vendite di vestiti e oggetti per il carnevale ha superato tutte le aspettative- poi gli stessi che non hanno rinunciato al carnevale vanno al comune a chiedere aiuto, il comune non puù lasciarli morire di fame e toglie soldi ad esempio da progetti destinati alla sanità o alla cultura per dar da mangiare a loro con le tasse pagate da chi ha rinunciato al carnevale).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>