
Italiani? Un popolo di falsi risparmiatori ma non per scelta

La tecnologia è probabilmente il ramo in cui si compiono i maggiori passi da gigante e la velocità con cui essa avanza rende molto difficoltoso starle dietro. Chi non vorrebbe avere sempre a disposizione l’ultimo ritrovato in fatto di tecnologia? Possedere l’ultimo modello di televisore LCD, di computer, di periferica hardware, di navigatore satellitare, di cellulare o di qualunque altro oggetto elettronico è spesso un modo per vantarsi, mostrare (o tristemente simulare) il proprio stato sociale o le proprie entrate finanziarie.
Ma facendo due conti in tasca, vale davvero la pena avere l’ultimo modello tecnologico in termini di rapporto costi / prestazioni? Sicuramente no. Infatti, l’oggetto nuovo presentato sul mercato ha un prezzo di uscita (giustificato dal fatto di essere una novità) che presenta una maggiorazione variabile tra il 15% ed il 30%. Tuttavia, le migliorie apportate all’ultima versione il più delle volte sono quasi irrilevanti o non giustificabili rispetto al prezzo superiore.
Qualche giorno fa è stata pubblicato un’interessante articolo sulle multe per violazione del codice della strada, da cui si evinceva che l’italiano medio, ogni anno, paga tra i 50 ed i 100 euro a testa per le contravvenzioni. I Comuni italiani non si sono fatti scappare questo “affare”, che frutta complessivamente circa un miliardo di euro in tutta la penisola, tanto da aver messo la voce “multe” perfino negli obiettivi di bilancio… un’assurdità tutta italiana!
Beh, come evitare allora di prendere contravvenzioni? Le risposte più ovvie sarebbero “rispettare il codice della strada” o “abolire l’uso dell’automobile”, ma noi vogliamo dimostrarvi che con pochi e piccoli accorgimenti le probabilità di essere “beccati” scendono drasticamente. Lo sapevate, infatti, che oltre l’80% delle multe è rappresentato da quelle per eccesso di velocità (la maggior parte di esse viene presa dall’automobilista su percorsi inferiori ai 100 Km) e per il parcheggio in divieto di sosta?
Si sa, i soldi spesi in cultura non sono mai buttati.
Spesso però frequentando le librerie ci si accorge che i prezzi dei libri sono decisamente elevati e ciò ci fa desistere dalla nostra intenzione di acculturarci.
Questo provoca un duplice svantaggio:
In pratica, senza un’adeguata istruzione, è impossibile affrontare le avversità quotidiane e diventiamo dei burattini nelle mani di qualcun altro.
Purtroppo mediamente un buon libro non costa meno di 15€ e sappiamo benissimo che, nei momenti di crisi economica, una delle prime voci di spesa che viene tagliata è quella relativa alla cultura.
Ma perché limitarsi? In Italia esiste il diritto all’istruzione?
Comprare un capo di abbigliamento firmato è diventato, purtroppo, sempre più spesso sinonimo di cattivo affare; questo è dovuto principalmente alla globalizzazione del mercato, la quale ha fatto sì che la manodopera utilizzata per produrre certi articoli sia spesso reclutata in paesi sottosviluppati, dove il costo del lavoro è nettamente inferiore al nostro.
Accade così che grandi marchi italiani, conosciuti in tutto il mondo e alfieri della moda “Made in Italy”, ormai abbiano totalmente esternalizzato la produzione e che nel nostro paese sia rimasta solamente la sede legale. Questo, se ci fosse una logica, dovrebbe comportare un abbassamento dei prezzi al consumo, ma il mondo della moda non segue certe regole economiche, al punto da arrivare a comici paradossi.