Con una mossa un pò a sorpresa il decreto Tremonti 133 contiene al suo interno un articolo, il 23 bis, che stabilisce in poche parole e senza tanti parafrasi la privatizzazione della gestione dell’acqua quando si dice che:
Ferma restando la proprietà pubblica delle reti, la loro gestione può essere affidata a soggetti privati E’ consentito l’affidamento simultaneo con gara di una pluralità di servizi pubblici locali nei casi in cui possa essere dimostrato che tale scelta sia economicamente vantaggiosa. In questo caso la durata dell’affidamento, unica per tutti i servizi, non può essere superiore alla media calcolata sulla base della durata degli affidamenti indicata dalle discipline di settore.
In poche parole la gestione dell’acqua diventa un business per imprese private del settore, cosa che in un periodo di crisi come quello attuale potrebbe scatenare una ridda di aumenti anche per un bene primario come è quello dell’acqua. Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l’acqua non sarà più un bene pubblico, ma una merce e, dunque, sarà gestita da multinazionali internazionali (le stesse che già possiedono le acque minerali).