Fino ad oggi, quando abbiamo parlato di bioetanolo, lo abbiamo sempre pensato come sostituente ai carburanti di origine fossile. Lo abbiamo applicato direttamente su dei motori a scoppio senza pensare che in realtà, potevamo utilizzarlo anche per produrre energia elettrica. Così è stato affermato dall’università della California: Stanford University, la quale sulla rivista Science ha pubblicato i risultati della propria ricerca. L’energia elettrica garantirebbe un’efficenza maggiore e possibilità di percorrere più spazio con un minore consumo di energia, a differenza dell’utilizzo del biodiesel. Nello specifico sarebbe maggiore per l’81% e anche l’ambiente potrebbe respirare meglio grazie alla diminuzione di CO2 prodottaPer l’esperimento sono stati utilizzati mais e switchgrass per produrre bioetanolo. Mentre i test fisici sono stati fatti utilizzando 4 tipologie di macchine tra cui un SUV.
Il paese che sicuramente sarà più contento di questa scoperta sarà il Brasile. Il quale, con maggiore impegno, si è dedicato alla produzione di bioetanolo. Sono in funzione in tutto il paese grandi impianti biotecnologici che convertono canna da zucchero e la manioca in etanolo mediante processi di fermentazione effettuati da lieviti. Il programma che prevedeva negli anni ’80 una produzione complessiva di 4×10^6 m^3 di etanolo, sta realizzando pienamente il suo obiettivo.
L’indubitabile successo ottenuto dal Brasile nel progetto pioneristico di produrre una benzina verde ha sollevato un grande interesse, in particolare nei paesi più poveri del Terzo Mondo, i quali da un lato possono usufruire di condizioni climatiche e di estensioni di territorio adatte alla coltivazioni energetiche e, dall’altro, dispongono di scarse risorse finanziarie per l’acquisto del petrolio.
Eliminare gli attuali motori a scoppio è il sogno di tutti. Tranne per i petrolieri che sentono le proprie finanze in pericolo dinanzi a tale possibilità. Proprio per questo motivo, nonostante le già grandi scoperte, le applicazioni, ecc sembra che non si voglia permettere realmente di accedere ad una via “alternativa”. Speriamo che le ricerche della California diano buoni frutti e soprattutto concreta applicazione.