Comprare un capo di abbigliamento firmato è diventato, purtroppo, sempre più spesso sinonimo di cattivo affare; questo è dovuto principalmente alla globalizzazione del mercato, la quale ha fatto sì che la manodopera utilizzata per produrre certi articoli sia spesso reclutata in paesi sottosviluppati, dove il costo del lavoro è nettamente inferiore al nostro.
Accade così che grandi marchi italiani, conosciuti in tutto il mondo e alfieri della moda “Made in Italy”, ormai abbiano totalmente esternalizzato la produzione e che nel nostro paese sia rimasta solamente la sede legale. Questo, se ci fosse una logica, dovrebbe comportare un abbassamento dei prezzi al consumo, ma il mondo della moda non segue certe regole economiche, al punto da arrivare a comici paradossi.
Ad esempio, un po’ di tempo fa, un servizio della trasmissione “Report” su Raitre fece luce sui costi delle borse da donna: alcune nostre notissime aziende di moda danno in appalto la produzione a piccole aziende italiane o addirittura cinesi, riuscendo a limitare il costo finale di una borsa entro i 28 euro. Piccolo particolare: questi oggetti sono venduti nei negozi ad un prezzo finale variabile tra i 400 ed i 700 euro, ovvero oltre 15-20 volte il costo di produzione.
Il discorso, naturalmente, non vale solo per le borse da donna, ma per gran parte dei beni di consumo. Il consiglio che possiamo darvi è, dunque, di non valutare un oggetto solamente per il marchio che porta sopra; quello che conta è soprattutto la qualità dei materiali e della lavorazione, da commisurare al prezzo finale, senza tralasciare anche un po’ di etica morale sullo sfruttamento del lavoro. Non è possibile pagare 400 euro, solo perchè acquistato in via Montenapoleone, lo stesso oggetto che puoi trovare a 30 euro al mercato e che è spesso realizzato dalle stesse mani.
E’ ovvio che non si deve fare di tutta l’erba un fascio e che tanti articoli sono venduti ad un prezzo equo rispetto a quello di produzione, ma certo queste considerazioni dovrebbero far riflettere tutti i consumatori prima di ogni acquisto.
luigibio 14 Dicembre 2007 il 14:37
quando avremo i feed completi? sarebbe molto più comoda la lettura di questo interessante blog
Riccardo 14 Dicembre 2007 il 14:44
Grazie Luigi, continua a seguirci 😉
fulvio 28 Gennaio 2009 il 08:06
TERMOARREDO RUNTAL: NON SEMPRE MADE IN ITALY E’ SINONIMO DI QUALITA’
MADE IN ITALY
Runtal, leader nella produzione di caloriferi e scaldasalviette, all’avanguardia per soluzioni tecniche e per design, perde smalto con un customer care deludente.
E’ Bagno Italiano che scrive direttamente per lamentarsi del servizio clienti e della garanzia offerta da Runtal sui suoi prodotti. Avendo acquistato 5 anni fa un calorifero modello YUCCA, poco dopo l’uscita dai canonici 2 anni di garanzia, ho chiamato direttamente in azienda per segnalare un gravissimo ed inaccettabile difetto del radiatore d’arredo, il cui prezzo, trattandosi di un prodotto Made In Italy di altissimo livello, eccede notevolmente la soglia dei 1000 euro.
Il difetto segnalato, come da foto allegate al presente articolo, riguarda la verniciatura, che dopo solo 3 inverni di utlizzo, presenta grossolane arricciature sulla parte centrale di tutti gli elementi. Difetto totalmente inaccettabile dal punto di vista di un consumatore che ha sborsato davvero parecchi soldini per possedere un pezzo di design d’arredo Made in Italy, che si suppone essere ineccepibilmente curato in ogni dettaglio e finitura.
Putroppo, il customer care dell’azienda non ha avuto una reazione in linea con le aspettative di chi ha riposto la propria fiducia in Runtal ritenendola azienda leader di settore. Infatti gli incaricati si sono addirittura rifiutati di voler visionare il prodotto o le sue fotografie e quindi di riconoscere qualsiasi difetto per un prodotto da poco fuori garanzia. Comportamento davvero discutibile e per certi versi addirittura definibile vergognoso. Se un calorifero è fatto per essere acceso e quindi scaldato, possibile che il produttore non riconosca che un difetto di verniciatura è inaccettabile anche se la garanzia ai termini di legge è scaduta? O forse in Runtal si aspettano che la loro clientela rimpiazzi un costosissimo prodotto ogni 2 anni? Davvero ridicoli.
Il calorifero è tuttora installato e visibile, in attesa di essere smaltito e sostituito da un altro, ovviamente Made in Italy, ma fabbricato da un’azienda che per tenere alto e valorizzare il concetto di Made in Italy nel mondo sappia riconoscere i propri difetti e abbia come obiettivo la total customer care dei suoi clienti, cosa davvero sconosciuta a Runtal.
Silvia 6 Aprile 2011 il 08:48
@ fulvio:
Dal 2007 Runtal ha esteso la garanzia a 5 anni. Speriamo in bene!