L’Italia non è un paese in recessione, ma l’economia è ferma. Questo è quanto emerge dall’Indicatore dei consumi per il mese di Aprile di Confcommercio che registra un calo dello 0,9% rispetto all’Aprile dello scorso anno. Un dato più contenuto rispetto al -3,4% registrato a Marzo, ma che comunque non da grandi motivi di gioia ai consumatori italiani il cui reddito, secondo le stime di Bankitalia, ha avuto solo un incremento del 5% negli ultimi diciotto anni.
Un dato, quest’ultimo, a dir poco sconfortante, soprattutto se paragonato all’incremento del 20% toccato ai consumatori tedeschi e a quello del 45% dei francesi. E così gli italiani continuano a rinunciare a vestiti, pane e pasta (i cui consumi nel primo trimestre del 2008 hanno registrato un calo rispettivamente del 2,1 e del 4,5) e carne bovina oltre che a svaghi come cinema e ristoranti.
La crisi dei consumi non solo non si arresta ma, come rileva l’Ufficio Studi di Confcommercio, coinvolge anche settori finora rimasti indenni dalla contrazione delle spese come quello dei servizi, per il quale si registra un calo dello 0,8%. Giù quindi anche le spese per computer, cellulari ed apparecchi fotografici e, complice il prezzo del carburante ormai fuori da ogni controllo, quelle per l’acquisto di auto e moto.
Il quadro generale è quindi a tinte piuttosto fosche e pare che per tutto il 2008 non dobbiamo aspettarci grandi cambiamenti. Tuttavia, l’inflazione, per quanto elevata, è in linea con quella degli altri paesi europei e il clima generale dei consumatori, valutato da Isae (Istituto di studi e analisi economica), è di fiducia.
Merito, secondo Mariano Bella, direttore del già citato Ufficio Studi, delle recenti elezioni che riempiono gli italiani di fiduciose aspettative per il futuro (che tutti quanti noi speriamo non vengano disattese) e dei primi provvedimenti del governo Berlusconi sull’abolizione dell’Ici e la detassazione degli straordinari.