Secondo il Codacons quest’anno ci sarà un aumento pari a 1300 euro per le tasche degli italiani. I prodotti alimentari quelli con i maggio rincari, in alcuni casi come per la pasta ci sono stati picchi infatti abbiamo: aumenti del 18,7 per cento per la pasta, del 13 per cento per il pane, del 10,9 per cento per il latte, del 6,3 per cento per la frutta e, addirittura, del 19,3 per cento per il gasolio.
Sempre il Codacons ha chiesto al nuovo governo di mettere in atto provvedimenti volti a contenere il prezzo dei prodotti cosi da salvaguardare i conti delle famiglie. Carlo Rienzi ha anche chiesto che vengano rafforzati i poteri del Garante per la sorveglianza e la successiva creazione di un dipartimento ad hoc dedicato ai consumatori, con la possibilità di elevare sanzioni contro le speculazioni. L’Adoc ci fornisce addirittura gli aumenti quantificati in euro rincari di luce e gas (250 euro), riscaldamento (150 euro), carburanti (400 euro) e alimentari (400 euro)” si legge nel comunicato.
Quanto ai dati forniti dall’Istat, secondo l’Adoc sono “ancora troppo sottostimati, in contraddizione con gli aumenti reali subiti dalle famiglie”. L’associazione calcola “cifre più elevate di quelle fornite dall’Istituto di statistica”. “Il costo della benzina è aumentato del 13,8 per cento rispetto all’anno passato, quello del gasolio di quasi il 30 per cento. Con conseguenti rincari per un pieno: per un’auto a benzina occorrono 8,7 euro in più, per una a gasolio più di 16 euro”.
Adusbef e Federconsumatori contestano invece il dato inflattivo sulla spesa di tutti i giorni, che secondo l’Istat è del +5,1 per cento ad aprile. “Sottostimato” dicono in un comunicato. Se si dovesse fare il calcolo di tutti gli aumenti sulla spesa quotidiana, il tasso di inflazione su questi beni si attesterebbe ad un +8,4 per cento, mentre il tasso di inflazione generale si attesterebbe al +5,8 per cento, con una caduta del potere d’acquisto di 1740 euro l’anno. “Solo per le ricadute dei costi energetici pari a 660 euro e dei prodotti agroalimentari – si legge nel comunicato- con aumenti che sfiorano i 485 euro, questi due settori, da soli, comportano un’inflazione del 3,8 per cento”, precisano le due associazioni in una nota.