Arriva l’estate e con essa il fumante caffè diventa decisamente troppo rovente per i nostri gusti. Ma rinunciare a quella gustosa tazzina per molti é praticamente impossibile, ecco allora che scende in campo il “caffè al ghiaccio“, per nulla differente dal normale espresso se non nel fatto che ad esso vengono aggiunti due cubetti di ghiaccio. Quello che si differenzia molto é invece il prezzo: 20 centesimi in più, per poca acqua ghiacciata sono decisamente eccessivi. “Ghiaccio bollente”, così l’Adoc Puglia commenta il prezzo del caffè al ghiaccio praticato dai bar di Puglia, l’associazione presieduta da Pino Salamon scende in campo contro il prezzo del caffè dell’estate al Sud, dove il ghiaccio «privato» rimpingua le casse di bar e locali.
E’ anacronistico— dichiarano i portavoce dell’Associazione dei consumatori pugliesi — come due cubetti di ghiaccio possono incidere sul prezzo di un caffè per oltre il 50 per cento. E non si comprendono le spiegazioni dei titolari dei bar quando affermano che la preparazione e il servizio comportano un costo aggiuntivo tale da giustificare la vendita a 1 euro e 20 centesimi.
Soltanto da una ventina d’anni l’abitudine del caffè al ghiaccio è arrivata prima a Bari, poi Foggia e lentamente si sta diffondendo anche nel resto d’Italia. Gli esercenti si giustificano per la maggiorazione dei costi imputandola all’ammortamento della macchina necessaria alla produzione dei cubetti e all’energia consumata, ma dall’Adoc la risposta non si fa attendere.
E’ evidente che un costo aggiuntivo è ammissibile — precisano dalla sede dell’Adoc Puglia pensando ai costi della ghiacceria e al bicchiere in più —, ma pur tenendo conto dei fattori si è lontani dall’immaginare di poter chiedere una differenza del prezzo che riteniamo eccessiva. Se questo è il metro di valutazione degli esercizi commerciali al pubblico, perché gli stessi non adottano un identico criterio per un caffè macchiato e per le bevande accompagnate con quattro, a volte cinque o sei cubetti di ghiaccio?