Chi l’avrebbe mai detto che dopo invenzioni, modelli di utilità e robot ottici sarebbe arrivato anche il momento del broccolo e del pomodoro. Magie di quella che si chiama Unione Europea, nelle cui aule é scoppiato il caso “broccolo” e “pomodoro” , l’Ufficio brevetti europeo sembra infatti indirizzare verso la conferma dei due brevetti. Si sono immediatamente fatte sentire le associazioni ambientaliste, secondo cui la brevettabilità alimentare porterebbe ad una situazione di monopolio da parte delle grandi aziende che farebbe aumentare i costi non solo per i coltivatori ma anche per i consumatori finali. Non pensate che quello del broccolo sia il primo caso: attualmente si contano circa 2000 brevetti alimentari sulle piante e circa 900 sugli animali, si tratta spesso di prodotti OGM oppure di “incroci” di sementi diversi e simili.
Ma cosa significa tutto questo? Cari signori detta in parole povere, se la cosa dovesse andare avanti, se avete un bel orticello dove piantate gli ortaggi suddetti fareste bene a cambiare coltivazione. Chi vorrà coltivare pomodori dovrà pagare ogni anno al detentore del brevetto, cioè a una multinazionale, una royalty, un diritto di brevetto. E nel tempo, non é detto che questo aumento di prezzo rimanga confinato al broccolo. Come cambierebbe quindi il mercato agricolo? Non é difficile immaginare come queste leggi potrebbero aprire le porte a brevetti sulla patata, sull’anguria e sul peperone.
Secondo le nostre stime – sottolinea Flavio Mollicone, portavoce dell’Adoc consumatori – nell’arco di tre-cinque anni si avrebbe un aumento del 10 per cento dei prezzi dei prodotti sottoposti a brevetto. In un calcolo generale sulla spesa delle famiglie europee gli alimenti incidono per il 25 per cento: è chiaro che quel 10 per cento ulteriore metterebbe in difficoltà molti fra gli 800 milioni di cittadini europei all’interno di un’esigenza generale di rivedere l’intero comparto agro-alimentare dal punto di vista della qualità e della sicurezza dei prodotti.