Cerchiamo di affrontare una buona volta un argomento diventato importante per tanti italiani
La cessione del quinto è una modalità di finanziamento che ho ottenuto negli anni un notevole successo grazie soprattutto al fatto che si tratta di un’operazione vantaggiosa sia per la parte richiedente che per quella finanziante. In sostanza le due parti, ossia una banca o una finanziaria e un dipendente pubblico o un pensionato) stipulano un accordo che permette al finanziatore di prelevare una quota dello stipendio o della pensione del richiedente, direttamente dall’ente presso cui lo stesso svolge il proprio lavoro o presso l’ente previdenziale.
Possono quindi usufruire del servizio tutti i lavoratori subordinati statali, ma anche quelli non subordinati che lavorano per un’impresa o per un ente pubblico ma che abbiano un contratto di almeno 12 mesi.
Dicevamo dei vantaggi, ecco quali sono: il soggetto finanziatore avrà la quasi certezza di ottenere il rimborso di quanto prestato visto che potrà contare sullo stipendio o sulla pensione versati regolarmente dall’ente statale. Il richiedente da par suo, farà perno sulla propria condizione di lavoratore statale e sulla sua solvibilità, per ottenere più facilmente il prestito.
Unico lato negativo sono i costi accessori legati a questo tipo di operazione, quasi sempre da pagare in saldo al momento della stipula del contratto.
Estinzione o rifinanziamento
Il cliente può però avere l’esigenza o di chiedere il rifinanziamento del prestito o di estinguere lo stesso in anticipo. In entrambi i casi si parla di estinzione ed è necessario procedere al conteggio estintivo. La normativa sia italiana che comunitaria riconoscono il diritto del cliente ad estinguere il finanziamento prima della scadenza, e la stessa prevede il relativo rimborso di parte dei costi accessori pagati al momento della conclusione del contratto. Per scoprire come fare richiesta del conteggio estintivo per la cessione del quinto con Intesa San Paolo o con qualsiasi istituti erogante, basta solitamente recarsi presso una delle sedi territoriali o chiedere informazioni online, anche se di norma è escluso che si possa procedere tramite canale telematico.
Tipologia dei costi accessori
I primi costi accessori che possiamo passare in rassegna sono le c.d. commissioni bancarie/finanziarie, che sono dovute per il solo fatto di aver messo a disposizione la somma di denaro richiesta dal cliente, da restituire in maniera graduale nel tempo. Un altro tipo di commissione riguarda invece i costi sostenuti dell’erogatore per il prelievo della rata mensile dallo stipendio o dalla pensione, o quelle legate all’apertura e alla gestione della pratica.
Altri costi invece riguardano la stipula di polizze assicurative che vanno a coprire i rischi legati al decesso del cliente o all’interruzione del rapporto di lavoro con l’ente pubblico presso cui è impiegato. Si tratta quindi di cautele che mettono al riparo il finanziatore da situazioni che compromettano la solvibilità del cliente.
In ultima battuta abbiamo i costi legati all’intermediazione finanziaria, sia in sede di conclusione del contratto, ma anche per attività svolte durante la vita del rapporto di credito posto in essere.
Quali costi sono rimborsabili?
Per capire quali di questi costi siano rimborsabili al momento dell’estinzione del rapporto, bisogna fare una distinzione tra costi Up Front e costi Recurring.
I primi sono quelli legati alla gestione della pratica in fase di stipula del contratto e non sono collegati alla durata dello stesso. Questi non possono quindi mai essere rimborsati.
I secondi invece riguardano spese che ineriscono la durata del rapporto, come le polizze assicurative o altri servizi accessori di cui non ha usufruito, e sono perciò rimborsabili. L’entità del rimborso dipende dal momento in cui il rapporto giunge a conclusione. In tal senso la legge introduce il criterio della pro rata temporis che stabilisce che l’entità dell’importo rimborsabile è collegato alla percentuale di finanziamento estinto in maniera anticipata.