Avevamo parlato del Tfr anticipato in busta paga nel 2015 sottolineando come la soluzione aperta dal governo Renzi non fosse in realtà molto conveniente per i lavoratori, invitando pertanto alla cautela, ritenendola una misura utile principalmente ai soggetti in condizioni economiche relativamente difficili. I dati della Fondazione consulenti del lavoro, tuttavia, appaiono sorprendenti: addirittura meno dello 0,1% dei lavoratori ha richiesto il Tfr anticipato in busta paga.
Il Tfr anticipato in busta paga nel 2015 è stato al centro del dibattito politico-economico per diverse settimane, e se in tanti avevano previsto un flop per la misura ideata da Renzi, pochi potevano prevedere che un numero così esiguo di italiani avrebbe optato per il trattamento di fine rapporto anticipato: secondo i calcoli effettuati dalla Fondazione consulenti del lavoro meno dello 0,1% dei contribuenti ha scelto di ottenere piccole somme subito dal Tfr, subendo al contempo una maggiore tassazione. Si parla di 567 dipendenti in tutta Italia. Alla luce di questi clamorosi dati è interessante focalizzarsi sul perché è bene pensare due volte alla possibilità di optare per il Tfr in busta paga subito.
Come confermato da alcune interviste a campione il motivo di gran lunga più scoraggiante e la maggiore tassazione sul Tfr anticipato (60% degli intervistati), seguito da una fetta importante (il 16%), che ritiene un errore togliere il Tfr dal fondo pensione. Insomma: piccole somme subito sì, ma tasse più pesanti no. Gli italiani sembrano disposti a rinunciare a un piccolo bonus sulla retribuzione per evitare che la pressione fiscale possa erodere, più di quanto già non faccia, i loro risparmi.
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